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Storytelling efficace: le 7 regole fondamentali

L’arte del narrare.

Raccontare storie come strategia di comunicazione in ambito aziendale si rivela una scelta vincente per tutte le aziende che decidono di adottarla, rivolgendosi a professionisti in grado di rendere testualmente, come una storia appunto, la mission, i valori e gli obiettivi dell’impresa.

Quando si parla di storytelling management, o storytelling aziendale, ci si riferisce alla disciplina che applica i principi della narrazione all’impresa, focalizzandosi sulla promozione dei propri prodotti o servizi attraverso un format narrativo.

Una tecnica di comunicazione che consiste nel raccontare una storia, tramite un contenuto sulla sezione blog del sito, sulle pagine interne, in Home Page, in una landing page creata ad hoc,  per suscitare interesse e attenzione di un pubblico, trasmettendo un determinato messaggio in modo da persuadere a compiere una specifica azione.

Lo storytelling è, ormai, definibile come una vera e propria arte, che implica studio, pianificazione e competenze.

Può, teoricamente, essere fatto su qualsiasi cosa possa trarre vantaggio se sostenuta in ambito comunicativo: un’azienda, un prodotto, un servizio, una persona o un evento.

Storytelling e SEO sono assolutamente legati l’uno all’altro in modo imprescindibile.

Chi vuole essere ben indicizzato sul web non può prescindere da contenuti ben scritti.

L’elemento fondamentale è quello del metodo: lo storytelling è una cosa seria e non può quindi essere affidato al caso.

In particolare, ci sono diverse regole di base che devono essere seguite per realizzare uno storytelling di successo.

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1. Conoscere l’oggetto dello storytelling e il target di riferimento

Il tono e il carattere della narrazione devono essere coerenti con le caratteristiche fondanti dell’oggetto dello storytelling.

Proprio per questo è quindi necessario conoscerne approfonditamente le caratteristiche distintive per realizzare una narrazione che risulti in linea con essi e, quindi, credibile, coerente ed efficace nei confronti del target di riferimento.

L’utilizzo di una “trama” decisa a priori e di una contestualizzazione preventiva è fondamentale per non lasciare tutto al caso.

 

2. Rispettare le 5 W del giornalismo

Who, What, When, Where e Why. Chi, che cosa, quando, dove e perché.

Queste domande servono da scaletta, da guida, per ottenere una base solida su cui fondare una storia lineare e coinvolgente.

È ovviamente possibile aggiungere ulteriori dettagli che la arricchiscano, anche deviando parzialmente dalle 5 W, ma mantenendo sempre questa struttura come un riferimento.

 

3. Autenticità

La storia narrata deve essere autentica.

Non bisogna dare l’impressione che il racconto abbia il puro obiettivo di vendere.

Deve saper coinvolgere il target più sul piano emotivo, che su quello razionale.

Deve raccontare una storia che faccia venire voglia a chi la legge di condividerla con le persone che conosce.

Deve essere capace di farsi ricordare. In un contesto di alta competitività, infatti, l’obiettivo principale è differenziarsi dagli altri concorrenti lasciando qualcosa del proprio prodotto al pubblico.

Il valore principale dello storytelling è la capacità di creare relazioni forti, stabili e durature tra impresa e pubblico.

Deve, inoltre, generare empatia per far sì che un utente non si stanchi mai di essere parte di un insieme, così come di partecipare.

 

4. Dettagli

Al netto dell’imprescindibilità dei punti precedenti, in un corretto storytelling, la differenza tra una narrazione efficace e una scadente risiede spesso nei dettagli e negli elementi specifici del racconto. Questi servono a catturare l’attenzione dell’audience di riferimento, differenziando la storia e caratterizzandola come avvincente e inimitabile.

Il modo migliore è quello di far provare al proprio target un’esperienza emozionale e sensoriale, da percepire attraverso i 5 sensi.

Come in ogni cosa, vale la regola del non esagerare: troppi elementi narrativi potrebbero rendere il contenuto di difficile lettura e potrebbero portare l’utente ad abbandonare.

 

5. Fonti

Per sostenere la veridicità e la credibilità della storia narrata è consigliabile utilizzare fonti qualificate e il più possibile oggettive, che possano confermare le affermazioni fatte nel corso della narrazione.

 

6. Show, don’t tell!

La regola del “Mostra, non dire!” è un concetto tanto difficile quanto efficace nella resa.

È infatti consigliabile comunicare indirettamente ciò che si vuole esprimere, facendo “parlare gli eventi”, in modo da rendere autonomo il target nell’afferrare il messaggio, rafforzandone in questo modo l’autenticità e l’efficacia persuasiva.

 

7. Trasmettere valore

Uno degli scopi, il principale, di uno storytelling aziendale è quello di trasmettere all’utente finale, individuato come target di riferimento, il valore intrinseco dell’azienda. Quello in cui crede, le sue policy in senso lato, il rapporto con i propri dipendenti e quello con il cliente.

 

Riuscire nell’impresa di presentare un’azienda, un prodotto, un servizio, nel modo più immediato e allo stesso tempo migliore, non è semplice.

Avere contenuti di valore sul web viene premiato non solo dalle SERP, ma anche dall’utente, che tende a condividere le narrazione che lo hanno colpito, come si fa, del resto, con tutte le altre storie.

 

Non devi farlo per forza da solo.

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